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lunedì 16 aprile 2012

COSA FACEVANO DA PICCOLI I NOSTRI ALLENATORI


ARRIGO SACCHI
Ha giocato nelle giovanili fino a 18 anni.
Sicchè a 19 anni ha abbandonato il campo per dedicarsi, oltre che alla fabbrica di scarpe di famiglia, come uno studente universitario, allo studio profondo del gioco del calcio, viaggiando sovente all’estero per carpire segreti ad altre importanti scuole tra le quali l’olandese,  l’inglese e la tedesca.
Ed ecco arrivare il 1972, a ventisei anni Arrigo Sacchi comincia ad allenare!

MARCELLO LIPPI
Marcello Lippi si definisce un goloso di dolci. Fin da ragazzo, da quando aiutava il padre Salvatore in pasticceria, ed era inevitabile che fosse attratto da queste prelibatezze.
Marcello dava una mano in questa attività di famiglia, in cui collaborava anche la mamma Adele.
Andava poi a consegnare i dolci ai bar. Quello che poi consumavo nella pasticceria in qualche modo me lo guadagnavo, dando una mano ai miei genitori
Certo in pochi potevano immaginare un Lippi, già un ragazzo bellissimo a quei tempi, che con la bicicletta faceva il giro dei bar e dei locali del lungomare per consegnare le paste di papà.
Per un certo periodo ha lavorato come cameriere anche al bar New York

ALBERTO MALESANI
Ci sono allenatori banali, pacati, monotoni, che quasi sembrano finti. Poi ci sono quelli che probabilmente non alleneranno mai una grande squadra. Perché hanno i capelli arruffati, la barba lunga, preferiscono il dialetto al politichese calcistico e le tute in acrilico al giacca e cravatta borghese. Se siete di quelli che preferiscono la prima categoria, allora non potrete capire la storia di Alberto Malesani.
 L’Albertone nazionale, il profeta contadino, 57 anni, veronese doc, cresciuto da centrocampista pachidermico e macchinoso nelle file dell’Audace San Michele e’ passato dal calcio giocato a quello parlato (e insegnato) dalla panchina a soli 23 anni.

GIAMPIETRO VENTURA
Per scrivere in poche righe un uomo come Giampiero Ventura è una delle sfide più grandi... sarebbe facile dire semplicemente che è nato a Genova il 14 gennaio 1948 da una famiglia che, con enormi sacrifici, lo ha seguito e consigliato nelle sue scelte tanto nella vita privata quanto nel mondo del lavoro, lo sport ed il calcio. Si diploma ragioniere mentre gioca in quella squadra che lui stesso ammette essere stata la sua compagna fedele, la Sampdoria. Decide quindi di frequentare l’ISEF di Milano continuando a dare calci al pallone e lavorando nelle palestre. Ma il suo destino non era quello di diventare un calciatore famoso - suo massimo traguardo la serie C - anche se il rettangolo verde lui lo ha nel sangue.Eccolo quindi allenatore a soli 25 anni a causa di un grande infortunio.

CLAUDIO RANIERI
Nato in una famiglia di pastori, da bambino dormiva spesso insieme alle pecore e per questo motivo la sua prima "parola" fu Bheeeee, interiezione che utilizzerà anche da adulto prima di ogni frase. In questo ambiente impara anche a giocare a calcio usando dei gomitoli di lana al posto del pallone. Divenuto calciatore professionista gioca come terzino/stopper/portiere in squadre di vertice tra cui il Catanzaro e il Catania.

CESARE PRANDELLI
Questa è la storia di un uomo e una donna. Come ce ne sono tante. È la storia di un amore. Come a volte esistono. È la storia di un dolore. Come quelle che prima o poi ci sbattono addosso perché non può esserci una vita senza dolore. L'uomo si chiama Cesare Prandelli. Ha cinquant'anni. Alla fine della terza media voleva iscriversi al liceo artistico, si è ritrovato invece geometra perché la mamma gli raccomandava: il diploma, Cesare, il diploma... Voleva diventare architetto perché gli è sempre piaciuto pensare, creare, costruire qualcosa. Anche solo un'idea. Ha fatto invece il calciatore






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